Prologue

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"Nemo me impune lacessit" E.A.Poe, The Cask of Amontillado

Benvenuti nella tana del Lupo: la Wolfschanze. Un luogo perso nella memoria stessa del tempo. Non abbiate timore. Esso non vorrà convincervi di nulla né nulla mostrarvi più di quanto già non conosciate. Solo, fornire a tutti i viandanti nuove lenti per osservare ciò che circonda ognuno di noi. Sia esso spaventoso, osceno, ironico o divertente, il Lupo non è che un Narratore. Storie di paura, orrori e sciocchezze. Metafore dei nostri patemi quotidiani.. O forse no...? Come che sia, entrate, giovani prede...il Lupo è qui ad attendere ciascuno di voi.

Lone Wolf

Lettori fissi

Ladies & Gentleman's: Your Soundtrack

sabato 17 gennaio 2009

Storie di nessuno (parte I)


Rientrò nella casa che erano ormai passate le due del mattino.

Una delle luci era ancora accesa.

Lo stava aspettando.

Chiudendosi la porta dietro le spalle cercò di non far scattare la serratura difettosa.

Forse stava già dormendo.

Forse non era il caso di svegliarla.

Non fece in tempo a terminare il pensiero.

Erano i suoi occhi, quelli che brillavano alla luce della piazza.

Aveva davvero dei begli occhi.

«Dove sei stato?» chiese lei.

Un attimo di incertezza «Non riuscivo a dormire… ho fatto una passeggiata» rispose.

«Nemmeno io… sono così... emozionata per domani»

«...Davvero?»

«Ma certo» rispose lei saltandogli al collo «Ma ci pensi? Io e te.. Parigi.. Dopo tutto questo.. non sarà un paradiso?»

«.. Già..»

La sua idea non stava funzionando.

Troppe cose gli tornavano alla mente contemporaneamente.

Ogni volta che la fissava era come se un’ondata spazzasse via ogni cosa.

Ma un attimo dopo, i pensieri tornavano alla carica.

Non aveva mai fatto tanto caso al potere che lei aveva di annullare qualsiasi sua preoccupazione.

Male.

«Ehi..! Ma va tutto bene? Sembri strano… come incantato…» disse lei sorridendo.

«No… mi sento come… se stessi aspettando qualcosa»

«Aspettavi me?» disse lei ridendo.

“Da una vita”, pensò lui.

Andava in visibilio quando glielo diceva.

Un attimo di pausa.

«........... E’ vivo» fu tutto quel riuscì a rispondere.

Lei si tirò indietro di un passo.

Per un attimo lo fissò come fosse un estraneo.

Fino a quello sguardo, lui non si rese neppure conto di quel che aveva detto.

«Cosa stai dicendo?» furono le sole parole di lei.

«L’ho trovato meno di dodici ore fa. Ha passato momenti davvero orrendi. Ma è vivo. E ti sta aspettando in quella che era casa vostra» rispose lui, ancora senza che alcuna di quelle parole fosse veramente voluta.

Lei era diventata pallida come un cencio.

Sembrava svuotata.

Una sola lacrima sembrava indecisa se fare capolino dai suoi occhi, trattenuta a stento per non so quale volontà.

Un altro passo indietro.

Gli scagliò addosso uno sguardo che sembrava il più dolce dei pugnali.

Incredula per ciò che aveva sentito afferrò la sua giacca.

Lo guardò solo un’altra volta, sulla soglia della porta.

Quasi stesse uscendo come se nulla fosse stato.

Poi se la richiuse alle spalle.

La serratura difettosa scattò un’altra volta.

Lui s'avvicinò alla finestra.

La vide correre lungo la strada che conduceva al centro.

Sapeva bene non l’avrebbe più rivista.

E ancora non riusciva a capire perché.

Certo.

C’erano le foto di loro due insieme.

Lui le aveva viste meno di un giorno prima.

Per caso.

Tra le cianfrusaglie di lei, una vecchia busta.

Due sguardi in un fotogramma.

Nulla più.

Poi l’aveva guardata mentre stava cucinando.

Lei se n’era accorta.

Gli aveva sorriso.

Stupendo.

Ma diverso.

Molto diverso.

Era stato quello il momento in cui aveva capito,

Che qualsiasi cosa avesse fatto,

Lei non l’avrebbe mai guardato come guardava lui.

E non c’era nulla che potesse cambiare questo fatto.

Nulla.

Così l’aveva trovato.

Era certo che si fosse salvato.

Solo che quegli incapaci non avevano capito dove cercare.

Ma del resto, quello era il suo, di lavoro.

Trovare quelli che non vogliono o non possono essere trovati.

Era sempre stato bravo in quello.

Assai meno nel resto, a quanto pareva.

Lei era scomparsa dietro all’isolato.

C’era una stazione di taxi, lì.

Sperò ne avrebbe preso uno.

Accostò la tenda.

Ormai non c’era rimasto molto da vedere.

E non solo fuori dalla finestra.

Certo, non pensava che quelle informazioni sarebbero state così costose.

Persino per lui.

Presto sarebbero arrivati.

In troppi.

Persino per lui.

Ed era così stanco…

Fece scattare di nuovo la serratura della porta.

Poi si avvicinò alla cassapanca e ne estrasse la pistola.

Doveva, finire così.

"È il destino di quelli che non hanno mai accettato di avere dei limiti".

La frase preferita del suo vecchio professore.

Sorrise, per un istante solo.

La serratura scattò di nuovo.



wolf.jpg Lone Wolf

"The world of Men will fall"

10 commenti:

luce ha detto...

Un racconto davvero particolare, tornerò a trovarti spesso.

Nuvola ha detto...

Mmmh..e dire che mi era venuta voglia di scrivere un racconto...

O.O'

Vabbeh: voglio bene all'umanità: meglio leggere i racconti degli altri.

Aspetto i successivi ^__^

Nuvola ha detto...

.. ma la vogliamo finire co 'sta pioggia di forfora su questo blog? >.>

DRESSEL ha detto...

noir

ELLE ha detto...

"uno sguardo che sembrava il più dolce dei pugnali"....mi piace moltissimo questa frase :)
qui il gioco si fa serio e interessante: mi piace. un abbraccio

SARETTA ha detto...

ola wolf! notte :) bacio

Baol ha detto...

Amico mio, voglio finire nella tua slide di foto :P

intrigantipassioni ha detto...

In questo racconto c’e’ un’intensita’ assoluta…
Quando lo si legge si percepisce un dolore di sottofondo… nascosto, quasi, ma atroce…
… Mi hai fatto pensare, Lupo… pensare moltissimo…

Bruja ha detto...

...è un misto di sentimenti..è un mix di sensazioni...:-)
mi piacciono i cocktail così...:-)

Nadia ha detto...

Ne ho di lavoro da fare con il lupo...scavare anzi "scavare" nel profondo...
Intanto mi soffermo a leggerti tra le righe...;-)