La serata era andata di lusso.
Il ristorante non era stato affatto male.
Cucina non da poco.
Prezzo onesto.
Vino di livello.
Era davvero soddisfatto.
Passeggiava con lei lungo il Corso.
La macchina non era molto distante.
Si sentiva un po’strano.
Non sapeva se appesantito per la cena luculliana.
O a due metri da terra per quella mano che stringeva la sua.
La leggerezza stupida di quel pensiero, gli conferiva un’involontaria espressione
da ebete.
Ma chissà quanto involontaria, si schernì.
La guardò.
Era davvero incantevole.
Occhi da pantera.
Gambe da gazzella.
Dio doveva esser in gran forma quando l’aveva creata, pensò.
Lei se ne accorse, rimandandogli il sorriso, quasi avesse compreso ogni singolo
frammento dei suoi pensieri.
Che ne fosse innamorato?
Sarebbe stata la prima volta da molto, molto tempo.
Decise di non pensarci.
Goditi il momento, si disse.
Forse, arrivati alla macchina,
Potrebbe anche concederti un assaggio delle sue labbra.
Labbra di miele,
Di cui sentiva di non poter già più fare a meno.
Provò un convulso insieme di emozioni.
E si stupì di esserne ancora capace.
Negli ultimi anni le donne, come gli uomini del resto,
Avevano avuto tutt’altra utilità.
Chissà.
Forse c’erano ancora molte cose che gli sfuggivano di sé stesso.
In fondo tutto poteva essere.
Meno male che aveva deciso di non pensare, si disse.
Giunsero alla macchina.
Ma perché aveva parcheggiato in quel posto deserto?
Il suo macinino non era certo all’altezza dell’occasione.
Ma ci era affezionato.
E aveva deciso di non cambiarlo sino a che non lo avesse abbandonato.
Lei, del resto, non pareva farci troppo caso.
Se non nell’esser divertita dal suo attaccamento per quel “coso su quattro ruote”.
Così lo chiamava.
Lui si era impacciato nell’aprire la portiera.
Come al solito.
Lei rise.
Di una risata dolce.
Lui non poté fare a meno di notarne la musicalità.
Tu non stai bene, si disse.
Cominci a pensare come un libro rosa di terza categoria.
Mmmmh.. quello pareva un pensiero interessante…
Ne avrebbe potuto scherzare con sua madre.
Certo, quando fosse finalmente riuscito a vederla!
Erano settimane che non si faceva sentire ormai.
Chissà dov’era finita.
Certo persa in qualche parte del mondo.
Beh.. Si sarebbe fatta sentire.
Come sempre.
Inattesa..
Ora lui aveva altro cui pensare.
Si voltò verso di lei, aprendole lo sportello.
Fu a quel punto che udì la voce.
Era sibilante, fastidiosa.
Lei si spaventò. E gli si buttò tra le braccia.
Non riuscivano a capire da dove provenisse.
Una lingua incomprensibile.
Intensa non più di un refolo di vento.
Poteva esser un’allucinazione.
Ma potevano averla tutti e due contemporaneamente?
Silenzio.
Era svanita così come era arrivata alle loro orecchie.
Era stato davvero tutto una traveggola?
Quell’odore.
D’improvviso l’aria ne fu pregna.
Dove lo aveva già sentito?
Non riusciva a far mente locale.
I suoi sensi cominciarono a funzionare a mille.
Percepiva un pericolo prima occulto.
Ma qualcosa dentro di lui,
Comprese che era stato con loro tutta la serata.
Sotto casa di lei,
Dietro la loro macchina durante il tragitto.
Alle finestre del ristorante.
Lì. Adesso.
Non riusciva a ricordare…
Gli erano addosso.
Ombre.
Anime nere.
Molte.
Troppe.
Intorno.
Sentiva qualcosa camminare sul ciglio del balcone sopra di lui.
Qualcosa con un odore diverso.
Ne percepì un sorriso.
Ormai non riusciva più a tenersi.
I suoi stessi sensi lo stavano devastando.
Ma lei era lì.
Come poteva mostrarle ogni cosa.
Anche fosse per salvarle la vita.
L’avrebbe persa.
Due delle ombre, scelsero per lui.
Lanciate verso di loro.
Gli artigli riflettevano le luci della metropoli, abbagliandolo.
Si buttò a terra trascinandosela con sé.
Andò bene.
Lo scarto improvviso li sorprese.
I loro corpi si schiantarono contro la macchina, sfracellandone la fiancata.
Due di meno.
Ma solo per qualche secondo, lo sapeva.
Gli altri erano a circa tre metri da lui.
La presenza sul balcone non si era mossa.
Perché non ti difendi…
Un’altra voce.
Diversa dalla prima.
Profonda.
Potente.
Ma cosa stava succedendo?
Non poteva pensarci.
Lei era indifesa, tra le sue braccia.
Un altro attacco.
Un digrigno di zanne.
Licantropi.
Si scartò un’altra volta, evitando l’affondo.
Ma lei vide.
E la sua mente non resse.
Tanto meno quando si accorse che la mia mano,
Cui ancora era aggrappata,
Si stava irrobustendo in maniera del tutto innaturale.
Stavo perdendo le mie residue inibizioni.
Si divincolò, proprio quando il secondo Lupo si era lanciato su di noi.
Cominciò a scappare lungo la via.
Difenditi, o morirai.
Ancora quella voce.
Non avevo tempo di pensarci.
Ero a tu per tu con un licantropo di due metri, infuriato e affamato.
Nella mischia vedevo già gli altri avvicinarsi.
Ma avevo perso di vista Lei...
Udivo solo un rumore di tacchi sul selciato.
Un urlo.
Lacerante.
E poi il nulla.
Per un secondo, interruppi la lotta col mio avversario.
Non so per quale motivo ero convinto che, girandomi, ne avrei visto ancora la snella figura che correva.
Spintonai via il mostro.
Ma non la vidi più.
C’era solo un altro di loro.
Chino su qualcosa.
Qualcosa che veniva masticato.
Impazzii.
Il mio corpo fu lasciato libero.
Mutai.
E, come sempre, non fu piacevole.
Intorno a me, fiutarono il pericolo.
E per un attimo, esitarono.
Io no.
Afferrai tra le mani la testa di quello con cui stavo lottando.
E strinsi.
Mentre il suo cranio si piegava come in una pressa,
Vidi nei suoi occhi lo sguardo implorante di un uomo.
Era tardi.
Continuai a stringere sino a che le mie mani, alla fine, non si giunsero.
Gli altri ulularono come forsennati nel percepire la sofferenza del compagno.
E per quanto atterriti mi furono addosso in un attimo.
Non potevo lasciarla lì.
Ma sbarravano il passo.
Poco male.
Mi feci sotto.
Al primo di loro che mi si parò davanti, afferrai le zanne che già puntavano al mio collo.
E gliele estirpai.
Lasciandolo a guaire nella sua personale pozza di sangue.
Altri due caddero sotto le mie, di zanne.
E. per la prima volta da troppo, sentii il sangue inondarmi di nuovo la bocca.
Era bellissimo.
Ma non sarebbe bastato.
Erano troppi.
Per ognuno che sfracellavo un altro paio usciva dal buio.
Mi stavano fregando.
Stupido idiota.
Ti sei lasciato sopraffare dalla frenesia.
Ed hai dimenticato la prudenza.
Ormai ti avevano circondato.
Eri spacciato.
A pochi metri da te, il Suo corpo.
Non potevi guardarlo.
Nessuno avrebbe potuto.
Ed era stata colpa tua.
Tua e di questa tua maledizione.
Ed ora non avresti neppure saputo il perché.
L’ultimo assalto.
E portarne all’Inferno quanti più possibile.
Il primo gruppo era a pochi passi da lui,
Quando un ululato spaventoso quanto quello della tua prima vittima,
Scosse l’intero vicolo.
Tutti guardarono alle loro spalle.
Il licantropo che aveva emesso quel suono era già morto.
Il cuore trapassato da una lama che pareva fatta di Luna.
Egli sfilò la spada dal cadavere come da una guaina,
E, sorridendo, uscì alla luce dell’unico lampione.
Un Prete.
Un banalissimo Prete.
Ti muovi bene.. Un po’troppo impetuoso, forse.
La voce!
Il tempo di quel pensiero e il nuovo arrivato ne aveva già trafitti altri due,
portandosi verso di me.
Al fine compresero che quella sera non avrebbero goduto di alcuna vittoria.
E pensarono a salvarsi.
Sfortunatamente per loro, il Prete pareva avere altri progetti.
Con un paio di fendenti né decapitò uno e amputò la gamba di un altro, alle sue spalle.
La vista di Sangue così copioso prese ad eccitarmi nuovamente.
Lo raggiunsi nella mischia.
Ed al fianco del mio nuovo Compagno mi immersi nell’orgia inebriante del massacro,
Sino a che, alla fine, non c’eravamo che noi.
E la Creatura sul balcone.
Decisi che non sarebbe scampata.
In mezzo a tutti quei cadaveri, mi sentivo onnipotente.
Ed il corpo di Lei ancora gridava vendetta.
Una mano sulla mia spalla.
Il Prete che mi guardava, facendo cenno negativo col capo.
Per quanto forte tu sia, credimi, nessuno di noi due è pronto ad affrontare quello
che si trova là sopra.
Non riuscivo a comprendere.
Ma percepivo lo sguardo di quella Creatura dall’ombra.
Sorrideva.
E mi sfidava.
Infuriato, mi girai di nuovo verso il Prete.
Lui ciondolò di nuovo la testa, senza mollare la mia spalla.
Quando mi voltai nuovamente,
Eravamo rimasti soli.
La Creatura era svanita.
Il vicolo, un vero Campo di Marte, mi era indifferente.
Non avevo occhi che per quel corpo.
Prima di qualunque domanda.
Prima di qualunque perché.
Mentre cominciavo a riassumere la mia forma umana,
Impazzivo dal desiderio di stringerla a me.
E nello stesso momento, temevo di morire all’idea di vedere cosa ne era rimasto.
Alla fine, presi una coperta da ciò che restava della mia macchina.
E delicatamente gliela adagiai sopra.
Non l’avevo guardata.
Sei ancora interessato ai perché, ragazzo? O sei troppo preso da quel che resta
della tua fidanzatina?
Il Prete era accucciato vicino a qualcosa che giaceva in fondo al vicolo.
Che cosa aveva detto?
Oh! non ti irritare…lo dicevo per te. Lascia quella poverina al suo riposo. Noi abbiamo qualcosa di più importante di cui occuparci..
La Bestia cominciò a montare di nuovo nel mio corpo.
Stavo odiando quel Prete e la sua insolenza.
Beh…se la smetti di gonfiare il petto e vieni qui, potrei anche mostrarteli io un po’ di “perché”..
Mi avvicinai, ancora incerto se vedere cosa voleva mostrarmi o aprirgli il cranio.
Un Lupo.
Era stato tramortito nella lotta e stava lentamente riassumendo una forma umana.
Il Prete lo schiaffeggiò con forza.
Quello cominciò a riprendere i sensi lanciando un mezzo ululato.
Sta zitto gli disse.
All’inizio non parve rendersi perfettamente conto di dove si trovasse né di cosa fosse successo.
Nel perdere i sensi, doveva aver pensato di esser stato fortunato.
Non sarebbe morto.
O lo sarebbe stato senza soffrire.
Lo sguardo del Giovane Prete gli fece capire che forse si era sbagliato.
Non ho tempo da perdere con te, Schiavo. Ma ho bisogno di alcune informazioni.. che tu adesso mi darai.
L’uomo che era stato un Lupo mi guardò atterrito.
Vampyr, disse soltanto, io non so nulla.
Vampyr?
Un SucchiaSangue?
Come avevo potuto non accorgemene?
Lo vedremo presto.. disse il Prete, girandosi verso di me ed abbozzando un mezzo sorriso.
E cosa vorresti fare? Uccidermi? disse l’Uomo con un fare spocchioso così artefatto da rendere ancora più evidente il terrore che gli scorreva nelle vene.
Ucciderti? No.. disse il Prete quello alla fine, se mi andrà di essere clemente.. ma tutto ciò che verrà prima.. sorrise.
Beh! Quello sarà un vero spasso, mon ami.
Puoi urlare, adesso, se vuoi…
Lone Wolf